(All'estrema destra del dipinto Zefiro rapisce la ninfa Clori)
Ragazzi, ecco la Primavera!!! e questa mattina la sento nell'aria. Rendo omaggio alla Natura che si risveglia e che ci libera dai torpori invernali e ne approfitto per salutare uno dei più grandi musicisti italiani del passato, Claudio Monteverdi.
"Zefiro torna e di soavi accenti"
Nuria Rial - soprano
Philippe Jaroussky - controtenore
"L'Arpeggiata" ensemble è diretto da Christina Pluhar
Zefiro torna, e di soavi accenti
l'aer fa grato, e 'l piè discioglie a l'onde,
e mormorando tra le verdi fronde,
fa danzar al bel suon su'l prato i fiori.
Inghirlandato il crin Fillide e Clori
note tempran d'amor care e gioconde;
e da monti e da valli ime e profonde
radoppian l'armonia gli antri canori;
sorge più vaga in ciel l'aurora, e 'l sole
sparge più luci d'or, più puro argento
fregia di Teti il bel ceruleo manto.
Sol io, per selve abbandonate e sole,
l'ardor di due begli occhi e 'l mio tormento,
come vuol mia ventura, or piango or canto.
(Ottavio Rinuccini)
l'aer fa grato, e 'l piè discioglie a l'onde,
e mormorando tra le verdi fronde,
fa danzar al bel suon su'l prato i fiori.
Inghirlandato il crin Fillide e Clori
note tempran d'amor care e gioconde;
e da monti e da valli ime e profonde
radoppian l'armonia gli antri canori;
sorge più vaga in ciel l'aurora, e 'l sole
sparge più luci d'or, più puro argento
fregia di Teti il bel ceruleo manto.
Sol io, per selve abbandonate e sole,
l'ardor di due begli occhi e 'l mio tormento,
come vuol mia ventura, or piango or canto.
(Ottavio Rinuccini)
Questo piccolo capolavoro fà parte della raccolta "Scherzi musicali" di Claudio Monteverdi del 1632.
E' una ciaccona a due voci (originalmente pensata da Monteverdi per due tenori) che duettano. La struttura del brano è piuttosto semplice; Una prima parte, decisamente ritmica e regolare, si svolge sul basso continuo di ciaccona reiterato in modo ostinato e rappresenta l'immagine della Natura che si risveglia e di Zefiro che ne è messaggero.
La seconda parte, che coincide coi versi "Sol io...", è nettamente contrastante con la prima; è in forma di recitativo declamato ed è espressione della malinconia sentimentale più intima del poeta. Nel brano c'è grande aderenza al testo di Rinuccini, ed è quindi bellissimo il connubio tra musica e parola, anche e soprattutto grazie ai cromatismi e ai cosiddetti madrigalismi su alcune parole chiave come "aer" "onde" "mormorare" "danzare", che rendono viva e zampillante la gioiosità della Natura che si desta.
E' una ciaccona a due voci (originalmente pensata da Monteverdi per due tenori) che duettano. La struttura del brano è piuttosto semplice; Una prima parte, decisamente ritmica e regolare, si svolge sul basso continuo di ciaccona reiterato in modo ostinato e rappresenta l'immagine della Natura che si risveglia e di Zefiro che ne è messaggero.
La seconda parte, che coincide coi versi "Sol io...", è nettamente contrastante con la prima; è in forma di recitativo declamato ed è espressione della malinconia sentimentale più intima del poeta. Nel brano c'è grande aderenza al testo di Rinuccini, ed è quindi bellissimo il connubio tra musica e parola, anche e soprattutto grazie ai cromatismi e ai cosiddetti madrigalismi su alcune parole chiave come "aer" "onde" "mormorare" "danzare", che rendono viva e zampillante la gioiosità della Natura che si desta.
D.F.