"Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero" (Oscar Wilde)

24 settembre 2009

Stabat mater




" (...) La musica di don Antonio entra nei nostri occhi, impregna le nostre teste, ci fa muovere le braccia. il gomito e il polso del braccio destro si snodano per manovrare l'archetto, le dita della mano sinistra si piegano sulle corde. Noi siamo attraversate dalla musica dei maschi (...) "

Questo passo è tratto dal libro "Stabat mater" di Tiziano Scarpa, scrittore veneziano che rende omaggio al grande compositore Antonio Vivaldi.
Il libro narra la storia di Cecilia, una delle tante ragazze cresciute nell'Ospedale della Pietà, orfanotrofio veneziano divenuto nel secolo scorso Ospedale civile di Venezia, in cui è nato lo stesso Scarpa, e in cui vi operò lo stesso Vivaldi dal 1704 in poi, insegnando violino e dirigendo l'orchestra composta esclusivamente dalle fanciulle che in quell'istituto venivano allevate.
Cecilia scrive lettere, di notte, alla madre che non ha mai conosciuto, interrogandosi sovente sul perchè essa abbia compiuto tale gesto, e trovando mille espedienti per giustificare il suo abbandono.
Lei è una violinista, dotata di un talento eccezionale - è interessante notare come la storia di Cecilia sia frutto dell'invenzione dell' autore, ma questo non preclude la possibilità che si sia realmente svolta storicamente , il che dona un certo fascino alla lettura - ed è pervasa da una nuova linfa vitale quando arriva all'ospedale don Antonio ( Vivaldi), il nuovo sacerdote "dal naso grosso e dai capelli color del rame".
Il resto del libro non lo anticipo, lasciando a chi fosse interessato, il piacere della lettura; quello che posso dire è che, in realtà, non accade moltissimo altro ancora...
Stabat mater è ( puntualmente segnalato dall'autore nella nota finale ) un libro anacronistico per molti aspetti. Non è vero, ad esempio, che l'Oratorio "Juditha triumphans" nè le "Quattro Stagioni" siano stati scritti nei primi anni dell'insegnamento di Vivaldi all'ospedale della Pietà, come il libro farebbe pensare. Vivaldi fu nominato maestro di violino all'Ospedale della Pietà nel 1704 e "Juditha triumphans" fu eseguito solo nel 1716, mentre "Il cimento dell' armonia e dell'invenzione", raccolta di 12 concerti op. 8 per violino archi e basso continuo, di cui fanno parte le celeberrime "Quattro Stagioni" - ossia i primi 4 concerti della raccolta - è del 1725.

Tutto ciò non toglie valore ad un libro ben scritto, ricco di spunti e suggestioni storico-musicali, anzi ne arricchisce una trama, come ho già detto, abbastanza misera ( per gran parte del libro si concretizza in un monologo di Cecilia ) ma che invita il lettore alla riflessione sulla condizione di una ragazza isolata dal mondo, che trova la sua libertà e ancor di più la sua identità con la musica; seppur inconsapevolmente, almeno all'esordio, la musica di don Antonio, sebbene la irriti per quei "giochetti da bambini" utilizzati dal compositore per attirare il pubblico (le composizioni cui si fa cenno nel libro - il "Juditha triumphans, le "Quattro Stagioni", la "Tempesta di mare" sono esempi concreti di musica "descrittiva" ), diventa una via di fuga per la violinista sedicenne, cioè un modo per evadere da una situazione divenuta insostenibile.

D.F.