"Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero" (Oscar Wilde)

7 febbraio 2010

"L'uomo che guardava passare i treni"

Ho letto un pò di tempo fà un bel romanzo di Georges Simenon, ovvero "L'uomo che guardava passare i treni".
Il libro, un giallo-poliziesco dai contenuti esistenzialistici, racconta la storia di Kees Popinga, un olandese che vive in una tranquilla cittadina borghese, Groninga, e che conduce la classica vita monotona, senza grosse pretese, tuttavia abbastanza serena e rassicurante sia in famiglia che fuori. Il massimo divertimento per il protagonista è la partita giocata con amici al circolo di scacchi.
Il suo capo, un certo Julius de Coster, una sera, gli confida il fallimento della fabbrica in cui lavora (una fabbrica di forniture navali in cui Popinga è impiegato) , e tutto ad un tratto scatta nel "Signor Popinga" una molla che lo conduce a fare le cose più impensabili agli occhi degli altri, di "maman"( la moglie che improvvisamente si accorge di non amare) di sua figlia, e di tutta la gente ipocrita che ha riempito la sua inutile vita fino a quel momento.
Dunque fugge.
I treni che ha visto continuamente passare dalla sua Groninga e di cui ha sempre invidiato la vita annidata fra i vagoni, le speranze dei viaggianti, che sono quelle tipiche di chi muove i primi passi verso un posto nuovo, questa volta portano via anche lui. Parigi sarà la sua meta.
Il seguito, è la vicenda di un uomo improvvisamente libero che lascia tutto e tutti per vivere una nuova vita in cui poter dare libero sfogo alle sue passioni più recondite e tenute arditamente a bada per troppo tempo. ( fin qui la somiglianza ai protagonisti dei romanzi di Italo Svevo è netta, ovvero l'uomo "imprigionato" nella sua inettitudine che non lo soddisfa a pieno, ma gli consente di vivere una vita serena anche se da spettatore - in Svevo anche spettatore del disfacimento altrui...)



Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 Febbraio 1903 - Losanna, 4 Settembre 1989) scrittore belga di lingua francese noto per aver ideato la serie poliziesca del commissario Maigret



Uccide casualmente una donna con cui ha fantasticato e progettato di far sesso e, ricercato dalla polizia, trova rifugio e protezione presso un gruppo di malviventi e ladri d'auto, rischiando di uccidere nuovamente una prostituta di cui si è invaghito, ma alla fine resta terribilmente solo, nella sua libertà ormai solo "fittizia" e con la sua nuova identità (quello dell'identità è l'altro tema importante del romanzo che fà di Popinga l'alter ego dei pirandelliani Vitangelo Moscarda o Mattia Pascal...) che è costretto ad indossare per non farsi riconoscere dai poliziotti parigini.
E infatti, la sua partita a scacchi più importante la gioca proprio con la polizia, servendosi della stampa parigina, e affannandosi nel tentativo di far quadrare la sua "maschera" agli occhi di chi osserva, limitando e limando le incongruenze ed eliminando le false verità che i giornalisti scrivono di lui.

E' evidente in tutto questo il comportamento delirante di Popinga. Paradossalmente, la sensazione che si prova leggendo questo romanzo (che lo si può leggere a diversi livelli) è che, alla fine, ci si sente quasi a proprio agio nei contorti pensieri del protagonista, tanto da chiedersi:
"E' Popinga il pazzo?"

Si finisce per tifare per lui, un pò come avviene per Raskolnikov in "Delitto e Castigo" di Dostoevskij, (un romanzo che io adoro) dove a metà romanzo ci si inebria un pò della dottrina nietzchiana del super-uomo anche se un pò troppo comodamente adattata alle esigenze del protagonista, e quasi si finisce per giustificare l'omicidio della vecchia usuraia e condividere il folle gesto (provocato da un nobile sentimento però) di un povero studente di legge, Raskolnikov per l'appunto, che si pone contro il mondo intero e soprattutto contro l'ipocrisia e le leggi del moralismo imperante.
E questo è proprio ciò che accade leggendo la strana vicenda di Kees Popinga.
Ci si interroga sulla precarietà dell'esistenza e della mente umana e ci si chiede se sia più giusto vivere nella propria comoda vita fatta di regolette e di bei sorrisi falsi piuttosto che prendere quel treno e fuggire là dove tutto è ancora possibile...

Damiano Franco

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