"Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero" (Oscar Wilde)

8 agosto 2009

La Musica: Arte delle Muse

Fin dai tempi più antichi la musica venne considerata come l'arte per eccellenza. Lo sta a dimostrare l'origine del suo nome "musica" (dal greco musiké), cioè "arte delle Muse".
Infatti, i Greci, mentre attribuivano ognuna delle altre arti a una sola delle nove figlie di Zeus e Mnemosine, la musica non soltanto veniva riferita a due (Euterpe, Musa dell'auletica, cioè dell'arte di suonare strumenti a fiato, e della lirica e Polinnia, inventrice della lira e Musa dei sacri inni), ma faceva capo alle Muse in generale. L'Olimpo era pieno di tutori e inventori di musica: Pan con la pastorale syrinx ( o flauto di Pan); Dioniso, cantautore d'inebrianti ditirambi; Apollo citaredo, virtuoso della cetra e guida delle Muse, vincitore del sileno Marsia il quale aveva osato sfidarlo col flauto, inventato da Atena e poi buttato via perché nel suonarlo le si deformavano le guance. Con la cetra Apollo consola sè stesso durante il suo servaggio presso Admeto, placa le forze avverse della natura, incanta le bestie. Il suo seguace Orfeo, oltre agli animali, ammalia e muove a pietà Cerbero e Plutone nel tentativo di far tornare Euridice dagli inferi.
Per resistere al canto delle Sirene che trascina i navigatori nei gorghi marini, Ulisse si fa legare all'albero della sua nave. Nei mitici greci la musica riesce non solo a commuovere dei, semidei, uomini e animali: può muovere persino i sassi: con l'aiuto della lira d'oro donata da Ermete, i gemelli Anfione e Zeto costruiscono le mura di Tebe. Per converso le bibliche trombe di Giosuè fanno crollare le mura di Gerico.
Dati questi poteri attribuiti alla musica, i filosofi e i legislatori greci le assegnavano un posto determinante nell'educazione e negli ordinamenti civili (ah..bei tempi!!) .
A ognuno dei modi del sistema musicale greco veniva attribuito un particolare ethos, cioè un carattere specifico definito non solo da precise virtù espressive, ma anche capace d'influire sul comportamento umano. Nelle Leggi, nel Convito e soprattutto nella Repubblica, Platone delinea il ruolo che la musica dovrebbe svolgere nello Stato ideale. Egli ammette solo due "modi": il frigio, ritenuto idoneo a suscitare entusiasmo misurato e a indurre alla non violenza, e il dorico, "severo, grave, virile", adatto per intonare canti tali da incoraggiare nobili imprese (belliche soprattutto).

Anakrousis. Frammento del primo stasimo (canto corale) della tragedia Oreste di Euripide, (V sec. a.C.) con notazione vocale e interpolazione strumentali.


Il ritmo, è quello proprio di canti di intensa e veemente drammaticità, con alternanza di piedi ternari e quinari e che, per le sue spezzettature e per la forza degli accenti, ha appunto un ethos di grande agitazione. Autore: Anonimo (Euripide?)

Ascoltiamo un esempio di ciò che poteva essere all'epoca di Euripide:


Il brano corale euripideo è l'esempio antico più cospicuo che possediamo di una musica cromatica.
A parte il fatto che delle musiche dall'antichità greca ci sono pervenuti non più di una ventina di brani ( in parte frammentari e d'incerta attribuzione), l'ethos e il potere espressivo di tali musiche risultano notevolmente affievoliti e comunque non direttamente afferrabili.
Bisogna considerare però che anche oggi la musica serba una sua efficacia suggestiva com'è dimostrato, tra l'altro dal fatto che la pubblicità che ci inonda a getto continuo dai mezzi di comunicazione di massa ricorre quasi sempre a supporti musicali, anche se spesso banali. (la cosa triste è che la musica, per il grande pubblico è solo "supporto"..supporto nella pubblicità, supporto nei film, supporto quando si è in viaggio e si ascolta l'autoradio, supporto nel pub...ecc..).
Platone assegnava invece alla musica compiti altissimi: doveva non solo contribuire a mantenere l'ordine civile e sociale, ma anche a reggere lo Stato e l'intero cosmo. Nel Timeo, Platone racconta di come Dio procedette alla formazione dell' "anima del mondo" servendosi degli intervalli musicali caratterizzanti il modo dorico, così come li aveva calcolati Pitagora. Agli intervalli proporzionati tra le sette note vengono fatte corrispondere anche le distanze tra le sette sfere celesti e le orbite dei pianeti.
Un'eco di questa teoria dell'armonia delle sfere si troverà ancora nel trattato su L'armonia del mondo che G.Keplero pubblicherà nel 1619. Nelle tradizioni mitiche di vari popoli primitivi, ma pure Cinesi, Indiani ed Egizi, il suono appare come originario fattore che scatena la creazione del mondo.
Il Verbo che San Giovanni pone al principio di ogni cosa, nella cosmogonia indiana viene cantato. Prayapati, il dio della creazione, s'identifica con una melodia fatta esplodere dall'immagine rombo del primo tuono. Le sue parti distintive diventano cielo, atmosfera, terra. Vien da pensare alla teoria del big-bang" sostenuta oggi da alcuni dei maggiori scienziati viventi secondo i quali il nostro universo avrebbe avuto origine circa 20 miliardi di anni fà da un'immensa esplosione che avrebbe colmato lo spazio (precedentemente vuoto) di ogni specie di particelle materiali.
Sarebbero echi di quel "grande suono" che diede inizio al mondo le radiazioni a microonde che giungono da ogni parte del cosmo e che furono scoperte nel 1964 da A.Penzias e R.Wilson.
alla mitica musica coelestis che, secondo i teorici medievali, risuonerebbe dai cieli, a quella musica che reggerebbe il mondo (musica mundana) che "nasce nel cuore dell'uomo" come scrive Lih Pu-wei (239 a.C.) parlando di simboliche leggende cinesi sulle origini dei generi musicali e delle scale. Lungo tutta la storia della civiltà le concezioni e le definizioni della musica oscillano tra un mistico spiritualismo metafisico e un umanesimo volto alla diretta espressione del sentire soggettivo.
San Basilio considera la musica "opera degli angeli", San Gregorio Magno viene rappresentato nell'atto di scrivere musica sotto il dettato dello Spirito santo: una bianca colomba gli parla all'orecchio. N.Cusano, echeggiando Platone, afferma che Dio si sarebbe valso della musica nel creare il mondo al fine di stabilire tra i vari elementi del rapporti armonici tali che "la macchina del mondo non possa perire". Non per nulla, la musica faceva parte del medievale Quadrivium delle arti liberali dette matematiche, insieme all'aritmetica, alla geometria e all'astronomia.
Ai primi del Settecento G.W.Leibnitz definisce la musica "exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerari animi" (un'occulta pratica di aritmetica nella quale l'animo adopera i numeri senza saperlo). Schopenhauer parafraserà questa definizione: "Musica est exercitium metaphysicae occultum nescientis se philosophari animi" cioè "La musica è un'occulta pratica di metafisica nella quale l'anima fà filosofia senza saperlo" (cosa c'è di più giusto delle parole del filosofo tedesco!!).
Per converso nelle correnti idealistiche del Cinquecento e del Seicento prevale la concezione irrazionale della musica come espressione della soggettività affettiva.
G.Bruno pone l'accento sul potere della musica di muovere gli affetti. B.Spinoza insorge contro l'idea di una musica coelestis considerandola come risultante da un errato concetto antropomorfico di Dio:" Ciò che eccita l'udito vien chiamato suono, rumore, armonia; quest'ultimo ha incantato talmente gli uomini che essi pensarono che pure Dio si dilettasse con l'armonia..."
Anche i filosofi francesi, da R.Cartesio a J.J. Rousseau, propendono in genere verso un'interpretazione soggettiva della musica.
Considerandola eccessivamente soggettiva e irrazionale, gli esponenti principali del classicismo razionalista, da N.Boileau a J.B.Boussuet e F.Fénélon, dimostrano una "sfiducia totale nella musica come arte autonoma". Sono note le definizioni dell'opera date da C.Saint-Evremond: "l'opéra c'est une magnifique sottise"( l'opera è una magnifica scemenza) , e l'ironica domanda di B.Fontanelle: "Sonate, que me veux-tu?" ( Che vuoi da me, sonata?)
Nell'Ottocento romantico prevalgono concezioni della musica del tipo di quella standardizzata che la definisce come "l'arte di esprimere sentimenti per mezzo di suoni".
Contro simili concezioni contenutistiche indirizza la sua polemica E.Hanslick, l'accanito oppositore di R.Wagner.
Per Hanslick la musica non è altro che una successione di "forme sonore in movimento". Quest'affermazione riecheggierà negli anni venti (del 900,s' intende) nella boutade che I.Strawinskij lanciò quando agiva come capofila della reazione neo-classica contro l'espressionismo: "la musica è troppo stupida per esprimere qualche cosa". Hanslick spiegò il suo atteggiamento asserendo che "solo negando il contenuto sentimentale della musica se ne può salvare il contenuto spirituale". Strawinskij, da parte sua, riconoscendo l'esagerazione polemica del suo irriverente motto di spirito, rivendica alla musica il compito di "promuovere una comunione, un'unione dell'uomo col suo prossimo e con l'Essere", oltre a quello di organizzare, di "ordinare il tempo", di riflettere il "Grande Ordine universale". Hanslick è stato uno dei primi a constatare che la stagionatura, l'invecchiamento della musica sono assai più rapide che nelle altre arti. Nel suo saggio "Il bello Musicale" si legge: "non c'è nessun'arte che mette fuori uso tante forme come la musica...". Questa constatazione si basa sull'osservazione della "straordinaria diversità dell'effetto che molte composizioni di Mozart, Beethoven e Weber producevano sull'animo degli ascoltatori dell'epoca in contrapposto ad oggi. Quante opere di Mozart si giudicarono al loro tempo come la musica più appassionata, più ardente e più audace che potesse esistere, come il massimo che si potesse raggiungere nella rappresentazione di stati d'animo! Al senso di serenità e di puro benessere di Haydn si contrapponeva il prorompere di violente passioni, di gravissime lotte, di amari e acuti dolori nella musica di Mozart. Venti anni dopo si faceva esattamente la medesima distinzione fra Mozart e Beethoven. Il posto di Mozart come rappresentante della passione viva e travolgente fu occupato da Beethoven, e Mozart fu promosso all'olimpica classicità di Haydn".

Roman Vlad (integrato da me medesimo)

1 commento:

Damiano Franco ha detto...

Salve ragazzi,ho ritenuto opportuno inaugurare il mio blog con un articolo del Musicologo Roman Vlad sulla Musica e sull'importanza che essa ha rivestito fin dai tempi più antichi.L'ho integrato con alcune mie considerazioni.
A Presto.:)